«Sono a Parigi, vorrei incontrarla.» La voce di colui che era stato il suo carnefice per quattro mesi risveglia in Maïti il ricordo di un doloroso passato.
Si rivede giovane ragazza di diciotto anni, spinta dalle circostanze a entrare nella Resistenza, prima per aiutare la gente del proprio villaggio, poi per fare attraversare la linea di demarcazione a persone in fuga, instradare corrieri, falsificare documenti, fornire cartine agli inglesi, individuare movimenti di sottomarini, proteggere professori di musica ebrei…
Arrestata a Parigi nell’autunno 1943 e liberata nel febbraio 1944 sulla soglia della morte, deve ben presto rendersi conto che non potrà realizzare i due grandi sogni della sua vita: diventare pianista e formare una famiglia.
Una nuova sfida le si impone: non rimpiangere «ciò che ero stata o che sarei potuta diventare», ma «amare ciò che ero. Non avevo da scegliere il mio cammino, ma da accoglierlo».
Restavano l’angoscia per il pensiero che quell’uomo potesse morire deformato dal male compiuto e il desiderio di perdonarlo: agli occhi di Dio anche lui aveva «un valore infinito».
Finché un giorno Léo si presentò a casa sua, mettendo alla prova il suo desiderio di perdono.
Se ho accettato di raccontare ciò che ho vissuto,
è unicamente per aiutare coloro che attraversavano
il tunnel del dubbio a percepire la fiamma della speranza,
per mostrare a coloro che hanno conosciuto l’umiliazione
che il perdono è possibile. È questo il cuore della mia storia:
il perdono offerto a colui che fu il mio carnefice.
Maïti Girtanner